I Borghi

I PATRONI DEI BORGHI

Canepina

Canepina

La Patrona di Canepina, Santa Corona (in latino Stefania) fu martirizzata nel 171 in Siria insieme a San Vittore Martire dopo essersi dichiarata cristiana per incitarlo a sopportare con fede il martirio che stava subendo. La giovinetta di appena 16 anni fu arrestata e interrogata e di li a poco squartata viva. Le sue reliquie sono venerate presso il santuario a loro dedicato a Feltre.

Vignanello

Vignanello

Sono due I patroni di Vignanello: San Biagio e Santa Giacinta Marescotti Vergine. San Biagio è noto per essere il patrono dei contadini sebbene la sua vita poco abbia avuto a che fare con l’agricoltura. È anche patrono della gola perché si narra che con la sola benedizione salvo un bimbo che si stava strozzando con una lisca di pesce. Ma il Santo è anche il protettore contro altre malattie perché, secondo la leggenda, in punto di morte pregò il Signore di concedere la salute a chiunque lo invocasse per un’infermità. Anche i cardatori e tessitori lo hanno assunto come loro patrono per la somiglianza dei loro strumenti con i pettini e gli uncini di ferro usati nel martirio. Secondo la tradizione viene martirizzato il 3 febbraio del 316 a Sebaste. Santa Giacinta Marescotti (1585-1640), nasce da Marcantonio Marescotti e da Ottavia Orsini, contessa di Vignanello. Insieme a San Biagio è patrona di Vignanello. Il suo corpo è esposto nella Chiesa del Monastero di San Bernardino a Viterbo. Alfredo Cattabiani ne riassume così le vicende terrene: la storia di una patrizia monacata per forza che, dopo dieci anni di ribellione passiva in convento, si trasforma spiritualmente e fonda a Viterbo due Confraternite di carità fra cui quella dei Sacconi, che si diffuse in molte cittadine dell’Italia centrale.

vallerano

Vallerano

San Vittore Martire fu martirizzato in Siria con la Patrona di Canepina Santa Corona nel 171 d.C.. Vittore era un soldato proveniente dalla Cilicia. Fu denunciato in quanto cristiano al prefetto Sebastiano durante la persecuzione di Marco Aurelio. Sottoposto a torture fu incitato a resistere nella fede da una giovinetta di nome era Corona. Dichiaratasi anch’essa cristiana fu arrestata e interrogata e di li a poco squartata viva. Vittore, invece, fu decapitato. Le reliquie sono venerate presso il santuario a loro dedicato a Feltre. Quella di San Vittore è sicuramente una delle feste patronali più frequentate della provincia di Viterbo anche grazie all’attività di una Deputazione erede della disciolta Confraternita di San Vittore. In occasione della festa, la macchina con la statua del Santo Patrono viene trasportata da facchini in processione lungo un percorso che va dal borgo medioevale fino al Santuario della Madonna del Ruscello.

Carbognano

Carbognano

La figura di San Filippo Neri, soprannominato per la sua mitezza "Pippo il Buono" è nota ai più per un suo famoso intercalare: State buoni se potete. Nacque a Firenze da ricca famiglia nel 1515 rinunciando ad agi ed eredità per farsi sacerdote. Amava molto i poveri ed era di continuo a contatto con il popolo; visitava gli ammalati nelle loro case e negli ospedali servendoli giorno e notte arrivando a fondare, a S. Maria della Vallicella, la Congregazione dell'Oratorio. Morì il 26 maggio del 1595, in età di anni 80. Il Martirologio romano lo ricorda così: a Roma san Filippo Neri, Prete e Confessore, Fondatore della Congregazione dell'Oratorio, insigne per la verginità, per il dono della profezia e pei miracoli.

Caprarola

Caprarola

Sant’Egidio Abate nacque ad Atene circa nel 640 d.C. e viaggio molto giungendo sino alla Francia. Visse in preghiera e austerità ed entrò nelle grazie di Flavio, re dei Goti. È conosciuto come “santo taumaturgo”. Nel suo convento seguì la Regola di San Benedetto e morì verso nel 720 circa. Le sue spoglie mortali furono trasferite a Tolosa per sottrarle agli atti vandalici dei calvinisti che vandalizzavano tutti i santuari della Linguadoca. Secondo il Martirologio romano: nel territorio di Nîmes nella Gallia narbonense, ora in Francia meridionale, sant’Egidio, da cui poi prese il nome la cittadina fiorita nella regione della Camargue, dove si tramanda che egli costruì un monastero e pose termine al corso della sua vita mortale.

Monte Fogliano

Alle pendici del Monte Fogliano

È il territorio in cui si mosse Fra Girolamo Gabrielli, che nato nel 1525 a Siena, da famiglia nobile lascio la Toscana per giungere nel viterbese. IL giovane Gabrielli in giovane età scelse di divenire eremita per potersi dedicare alla meditazione a alla fede e nel vagare per nei boschi del Fogliano scoprì il luogo dove costruire un romitorio e vivere in solitudine. L’eremo, grazie alle fortune economiche della famiglia fu scavato nel tufo da manovalanza probabilmente Senese. La costruzione è tutt’oggi visibile ed è conosciuta come “Eremo di San Girolamo”. Purtroppo quando alcuni malfattori o forse soldatesche depredarono il povero eremita, Fra Girolamo decise di abbandonare l’eremo riprendendo la via di Siena dove, secondo il suo credo, elargì ai poveri il suo cospicuo patrimonio.

viterbo

Viterbo

La Patrona di Viterbo Santa Rosa nacque a Viterbo nel 1233 da Giovanni e Caterina. Si racconta che per motivi di salute fu respinta dalle clarisse, ordine nel quale desiderava ardentemente entrare. Miracolosamente guarita entrò in seguito nel terz'ordine francescano. Avendo pubblicamente preso le parti del pontefice nella lotta fra guelfi e ghibellini, fu mandata in esilio con la sua famiglia per ordine del podestà di Viterbo e si rifugiò prima a Soriano nel Cimino, poi a Vitorchiano. Sono numerosi gli eventi miracolosi che la videro protagonista tra cui il pane trasformato in rose, la brocca risanata e la storia della gallina rubata in cui delle piume appaiono sulle gote di una piccola ladra di polli. Ma sicuramente il miracolo più grande fu la riesumazione del suo corpo intatto ed incorrotto dopo la morte avvenuta a soli 18 anni. A seguito di quest’evento, il corpo della Santa fu trasportato nella chiesa di San Damiano, oggi Santuario di Santa Rosa, da allora questa traslazione viene ricordato con il trasporto della macchina di Santa Rosa. Secondo il Martirologio romano: a Viterbo la beata Rosa Vergine, del Terz'Ordine di san Francesco.

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